L’eredità di Munari, fra interdisciplinarità e psicologia sperimentale.

Categoria: design

30/09/2018 - Author: F.M.
A un ventennio dalla sua morte, Bruno Munari, artista, grafico e designer, resta ancora attuale. La sua vita, la sua carriera e la sua professione sono state infatti interamente consacrate alla sperimentazione e all’invenzione di nuove forme di creatività e strumenti di comunicazione.
Munari nasce nel 1907 a Milano e si forma intellettualmente presso i futuristi. E’ degli anni ’30 la sua serie di “macchine inutili”, in cui la poetica futurista viene interpretata come “arte totale” e le opere vengono concepite come astrazioni fisiche da trasformare in oggetti, utili o inutili, a seconda delle circostanze. E’ evidente la contrapposizione tipicamente futurista fra arte e tecnica, libertà e contingenza.
Passata l’infatuazione futurista, Munari si dedica alla grafica (sono suoi i manifesti e le pubblicità Campari) e all’editoria, con Mondadori, per la quale pubblica una serie di libri per bambini, dove già comincia a sviluppare alcune delle tematiche degli anni successivi. Crea giocattoli, progetta giochi didattici.
E’ fra i fondatori del MAC (movimento arte concreta) e nel dopoguerra collabora con importanti aziende italiane, fra le quali anche Olivetti. Per questa organizza diversi showroom a Milano e una “esposizione di arte programmata”. Intanto comincia a pubblicare testi importanti. Ricordiamo L’arte come mestiere  del 1966 e Design e comunicazione visuale  del 1968.
E’ stato forse il più eclettico dei designer italiani, un artista multiforme e innovativo, uno sperimentatore puro che ha sempre dedicato la propria attività alla ricerca, declinandola in ogni modo possibile. Le sue opere spaziano dalla pittura alla scultura, dalla grafica alla fotografia, dalla didattica alla pubblicità, dal design all’architettura. Munari ha inoltre dedicato una grande attenzione al mondo dei bambini, per i quali ha progettato “libri-oggetto” e “giochi-per-pensare”. Diceva infatti:
"I bambini di oggi sono gli adulti di domani, aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi, aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi, aiutiamoli a diventare più sensibili… un bambino creativo è un bambino più felice." 
Il 30 settembre 1998 Bruno Munari muore, lasciandoci in eredità la sua multidisciplinarietà e un nuovo modo di progettare, un approccio culturale e umano che abbraccia competenze in più settori e discipline di studio. Un metodo unico, che Munari sviluppa rifiutando sistematicamente qualsiasi tipo di etichettatura e di approccio precostituito.
"Il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire", diceva Munari. L'arte infatti non deve ergersi secondo lui al di sopra dello spettatore, ma cercare di assecondarlo, attraverso il dialogo e il gioco, lasciandosi smontare e rimontare, osservare e copiare, rielaborare e completare. E riteneva che un simile approccio rendesse l’arte e qualsiasi altra disciplina creativa più accessibile, più umana, realizzabile, divertente. Anticipò il cognitivismo di Piaget e Goleman.
Il suo modo anti-accademico e multidisciplinare di concepire l’educazione lo spinse inoltre ad esplorare nuove tecniche e linguaggi, che successivamente applicò anche alla grafica e all’attività di libero professionista, spingendosi verso un eclettismo non soltanto teorico, ma pratico, progettuale.
Gli anni '50 furono molto importanti per Munari nell'ambito del design. Cercando di coniugare estetica e funzionalità, egli analizzò ogni aspetto del processo produttivo: dalla progettazione alla prototipazione alla realizzazione finale, inclusa la pubblicità.
Acquistò in breve una fama internazionale, negli Stati Uniti come Giappone, ed inventò la progettazione didattica per l'infanzia attraverso giochi, illustrazioni, libri e laboratori. Per capire quanto importanti siano state le sue intuizioni in campo pedagogico, unitamente al concetto di una creatività che si esprime principalmente attraverso il gioco e i sensi, basterà citare una delle sue frasi più celebri:
"Nei primi anni della sua vita, l'individuo si forma e resterà tale per tutta la sua vita. Dipende dagli educatori se questa persona sarà poi una persona creativa o se sarà un semplice ripetitore di codici. Dipende da questi primissimi anni, dall'esperienza e dalla memorizzazione dei dati, se l'individuo sarà libero o condizionato. Gli adulti dovrebbero rendersi conto di questa grandissima responsabilità dalla quale dipende il futuro della società umana."  (B. Munari, Fantasia - Laterza 1977)
Insomma, Munari è una mente non soltanto eclettica, ma vivace, appassionata, in continuo mutamento. Partendo dal futurismo, affronta i movimenti d'avanguardia con immedesimazione ed estrema libertà, fino a maturare un approccio all’arte e al design che potremmo definire “unico”. Uno stile irripetibile, un pensiero lucido, indipendente, insaziabile, multidisciplinare. Non ha mai aderito a mode e correnti, ma è stato sempre aperto a qualsiasi esperienza culturale e artistica, ha assimilato una infinità di linguaggi e culture, ha voluto sperimentare la creatività fino in fondo, nelle sue innumerevoli sfaccettature ed espressioni, e lo ha fatto fino alla morte, attraverso una trasformazione onnivora, un continuo divenire, un modo di progettare pratico ed esteticamente moderno.
Ci ha lasciato un’enorme quantità di creazioni grafiche, di illustrazioni, oggetti di design, pubblicazioni, libri, manifesti e pubblicità, idee e pensieri che suscitano ancora oggi ammirazione e dibatti. E’ questo il suo lascito, la sua originale eredità.

 

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