Categoria: arte
03/04/2018 - Author: F.M.
Una delle opere più riuscite e interessanti di Ruldol Stiegel è senz’altro l’installazione site-specific del 2013 a Palazzo Grassi di Venezia. E’ un opera monumentale, enigmatica, unica nel suo genere, di cui si è molto discusso e che ha attirato migliaia di visitatori da tutto il mondo. Ma prima di parlarne, cerchiamo di conoscere il suo autore.
Rudolf Stingel nasce nel 1956 a Merano e successivamente si trasferisce a New York, dove vive e lavora. E’ uno degli artisti italiani più interessanti sulla scena internazionale, probabilmente più conosciuto all’estero che in Italia.
Ha all’attivo una vasta produzione artistica, sospesa fra astrazione e figurazione, decorazione e sobrietà, che vengono sapientemente sfruttate per evocare contesti e circostanze dell’inconscio, del tempo, della memoria e della vita dell’uomo. Una ricerca interiore e non soltanto estetica, che si trasfonde in opere stilisticamente ed emotivamente attente, che spaziano dall’iperrealismo all’astrazione alla riflessione morale e filosofica, invitando il pubblico a relazionarsi con esse da una prospettiva non soltanto visiva ma tattile, sonora, esperienziale (si considerino ad esempio le sue installazioni di tappeti, una vera e propria ossessione, dove lo spettatore è invitato a muoversi con tutti i sensi e non soltanto con la mente).
Dai dipinti ad olio, accattivanti e realistici, all’uso innovativo di materiali industriali, quali il polistirolo, l’alluminio, la moquette e altri, Rudolf Stingel sovverte il concetto tradizionale di dipinto, per immergerlo in una nuova dimensione percettiva e spazio-temporale, in cui i materiali stessi e le decorazioni, utilizzate per le installazioni, assumono significati inconsueti, che risvegliano oscure zone dell’inconscio e della mente, sollecitando la partecipazione emotiva dello spettatore.
Nel 1991, Stingel ha installato un tappeto arancione alla Daniel Newberg Gallery, lasciando vuote le pareti bianche dei corridoi e delle sale, affinché gli spettatori si concentrassero esclusivamente sull’architettura delle decorazioni, degli stucchi e delle colonne. Come per magia, lo spazio è diventato luminoso, come se fosse aerato, aperto verso il cielo.
Due anni dopo, alla Biennale di Venezia, in una sala di proiezione con diplay, Stingel ha installato sul muro un tappeto rosso-arancio, cosa che ha intensificato la drammaticità delle immagini trasmesse dal display. E nel 2004, con l'installazione site-specific Plan B presso la Vanderbilt Hall del Grand Central Terminal di New York, Stingel ha confermato il suo interesse per la texture e la ripetizione, coprendone i pavimenti e le pareti con tappeti rosa-blu floreali, stampati industrialmente.
In altre occasioni i tappeti sono stati appesi al muro, come dipinti. Più tardi, verso la fine degli anni '90 e i primi del 2000, Stingel ha cominciato a produrre opere in polistirolo, pannelli rosa, bianchi, blu e verde, spesso decorati con loghi industriali, e opere ancora più complesse, come griglie meccaniche con cerchi ed ellissi alternate ad impronte e linee serpeggianti.
Nel 2001, in occasione di una mostra personale al Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento, Stingel ha esposto diversi pannelli isolanti in Celotex, invitando i visitatori a disegnarci sopra, scrivere, scarabocchiare, lasciare le impronte dei piedi sulla superficie metallica.
Dal 2005 Stingel inizia a produrre ritratti foto-realistici di se stesso e di altri soggetti, alternandoli a viste panoramiche di montagne e tramonti.
La sperimentazione diventa totale: dipinti metallici inseriti su decorazioni di carta damascata da parati, recinzioni in metallo con catene, pannelli di polistirolo, un lampadario di cristallo (Neue Nationalgalerie di Berlino, 2010), dipinti iperrealistici delle Alpi, dipinti astratti, e ancora materiali di diversa provenienza, lastre di Celotex, tappeti stampati, e altro ancora.
Le mostre site specific di Stingel sono coinvolgenti e spiazzanti. Ciò che le caratterizza, in particolare, è la capacità di trasformare le stesse gallerie e i musei in opere d'arte.
Dal 2010 al 2015 Stingel intraprende una serie di otto installazioni consecutive alla Gagosian Gallery di New York, concepite come un'unica mostra monumentale. E finalmente arriva l’esposizione a Palazzo Grassi di Venezia, che rientra a pieno titolo in questa categorie di opere cosiddette “monumentali”.
Palazzo Grassi 2013
La mostra si sviluppa sull'atrio e su entrambi i piani superiori del Palazzo, per uno ampiezza di oltre 5.000 metri quadrati. Per la prima volta nella sua storia, Palazzo Grassi dedica tutto il suo spazio espositivo al lavoro di un singolo artista. E’ un'installazione site-specific, con dipinti inediti, la più grande esibizione monografica di Stingel in Europa.
Un progetto pionieristico, ideato espressamente per Palazzo Grassi, che si sviluppa su tutto l'edificio e dove la moquette, costituita da un tappeto orientale, invade tutti gli ambienti, ricoprendo l'intera superficie delle pareti e dei pavimenti.
L'installazione è un compendio di tutta la sperimentazione artistica di Stingel, particolarmente quella incentrata sull’analisi del rapporto dialettico tra intervento artistico e spazio espositivo. Per l'artista, il tappeto è un mezzo espressivo attraverso il quale la pittura si relaziona al contesto architettonico ed è dunque al centro della sua poetica artistica, che consiste nel ridefinire il significato della pittura in rapporto alla percezione. L’installazione testimonia per Stinger il passaggio del tempo e delle persone, un passaggio anche fisico, che avviene su e lungo il tappeto. Inoltre è fonte di ispirazione, con la sua infinita varietà di trame e tipologie. La mostra è corredata da una selezione di oltre trenta dipinti, gran parte dei quali provenienti da collezioni private, tra cui quella di François Pinault e quella dell'artista stesso. Numerose opere sono state in realtà concepite a Merano e a New York, negli studi dell’artista.
Al primo piano di Palazzo Grassi è esposta una serie di dipinti astratti dedicati a Venezia, di cui cercano di interpretarne lo spirito artistico e architettonico e il contesto storico. Il riferimento alla cultura della Mitteleuropa è fondamentale per Stingel e investe tutta la sua educazione. Il tappeto è un’ossessione che riveste anche connotazioni psicologiche, in quanto non racchiude soltanto un riferimento al passato, il passato di Venezia, città che guarda all’Oriente, ma evoca i tappeti orientali dello studio di Sigmund Freud a Vienna, disposti ossessivamente dappertutto, su pavimenti, pareti, divani e tavoli. E’ una citazione sottile, o se vogliamo una “chiave di lettura”. L’esperienza tattile e visiva che si prova inoltrandosi nell’installazione è simile all’esperienza del labirinto freudiano, che ci guida a comprendere l'Io, le sue inibizioni e le sue illusioni. L’intera installazione non è altro che una mappa dell'inconscio. Lo spazio architettonico si trasforma lentamente in un luogo di silenzio, di meditazione, di introiezione, grazie al tappeto che vi corre intorno, da una parete all’altra. Si è come sospesi fra più dimensioni: il viaggio interiore, lo smarrimento del visitatore, la psicanalisi freudiana, l’oriente, l’arte, il rapporto tra astrazione e figurazione, ecc.. Il piano superiore del palazzo ospita infine una curiosa ed enigmatica selezione di dipinti foto-realistici che raffigurano antiche sculture in legno, tratte presumibilmente da fotografie in bianco e nero: un chiaro invito a riflettere sull’ambiguità delle immagini e la finzione dell’arte.
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